A 76 anni e con un canzoniere di oltre 500 testi, Bob Dylan resta un punto fermo del songwriting moderno. Oggi, per festeggiare in modo alternativo il suo compleanno, abbiamo scelto cinque canzoni - interpretate da altri artisti - che, seppur in minima parte, rappresentano l’arte e la musica di Dylan.
Di Bob Dylan si è detto molto e di tutto, soprattutto da quando, refrattario vincitore del premio Nobel, è tornato alla ribalta presso un pubblico più ampio rispetto al suo solito. Pubblico pronto a indignarsi “a comando” per il comportamento poco rispettoso del Maestro, che ha demandato e posticipato il ritiro dell’ ambìto (da altri) premio.
It Ain’t Me, Babe
Ma Dylan, portavoce involontario di generazioni, profeta (suo malgrado) più impegnato a far perdere le proprie tracce che non a indicare la strada, che di anni oggi ne compie 76, se ne frega. Fedele alla propria visione dell’arte, incurante di celebrazioni o premature archiviazioni sotto la voce “mito”, continua a ritenere la Musica più importante di ogni cosa e così via, ancora on the road col suo Neverending Tour. In sua vece parlano le canzoni, sia che le interpreti lui stesso, sia che vengano adottate da altri artisti. Ed è inutile sottolineare quanto i testi di Dylan siano tra i più “coverizzati”: con un patrimonio di oltre 500 canzoni, si possono contare migliaia di versioni, alcune addirittura diventate più famose delle originali.
La nostra playlist
Troppo facile quindi indicare le migliori buttandoci dentro All Along The Watchtower rifatta da Hendrix o Knockin’ on Heaven’s Door versione Guns N’ Roses (sigh…).. A memoria e a pelle (d’oca), noi scegliamo queste…
Neil Young – Blowin’ In The Wind (live) – (Weld - 1991)
In piena Prima Guerra del Golfo, Neil Young e i suoi Crazy Horse consegnano ai posteri LA versione definitiva del classico dylaniano. Aperta dalle registrazioni di bombardamenti e raid aerei, rallentata e dolente, la canzone cambia identità e, da inno pacifista quale sempre stata, diventa rassegnata preghiera.
Edie Brickell & The New Bohemians - A Hard Rain's A-Gonna Fall
(O.S.T. Born on the Fourth of July – 1989)
Troppo velocemente archiviata come “meteora” di una stagione, Edie Brickell alla fine degli anni ’80 affronta una delle canzoni “toste” di Dylan. Già incisa con spirito iconoclasta da Bryan Ferry, la versione di Edie coglie in pieno lo spirito dei tempi della canzone pur aggiornandola al sound degli anni ’90 e finisce nella colonna sonora di Nato il 4 Luglio di Oliver Stone.
Sophie B. Hawkins - I Want You – (Tongues and Tails – 1992)
Nel 1992 la Columbia Records organizza un mega concerto in occasione dei 30 anni dall’esordio di Dylan sotto la storica etichetta. Fra le star della serata, una semi sconosciuta Sophie B. Hawkins che coraggiosamente mette mano a I Want You. Versione forse troppo teatrale, ma particolarmente sentita e originale, tanto che Dylan stesso ne riproporrà pari pari l’arrangiamento per la trasmissione MtvUnplugged (canzone poi tagliata dalla versione trasmessa).
Dream Syndicate - Blind Willie McTell – (Cd single – 1991)
Una delle outtakes dylaniane più belle e ingiustamente bistrattate dall’autore (incisa nel 1983 per Infidels, rimase fuori dall’album e venne recuperata quasi dieci anni dopo per un cofanetto antologico) diventa, nelle mani di Steve Wynn e soci, un furioso blues elettrico in crescendo. Diversa dall’originale, ma con una potente identità psichedelica tutta propria.
Mark Lanegan - Joan Osborne (ex aequo) - Man In A Long Black Coat
(O.S.T. I’m Not There – 2007; Relish - 1995)
Stessa canzone per voci differenti, Man In A Long Black Coat è uno dei testi più evocativi contenuti in Oh Mercy, album della rinascita post- anni’80 di Dylan. Mark Lanegan, per voce, personalità e inquietudini, incarna perfettamente “l’uomo nel lungo cappotto nero” e la canzone sembra scritta appositamente per lui. Altrettanto notevole la versione di Joan Osborne, che poco si discosta dall’originale, ma a cui l’impronta vocale femminile dona sfumature e significati differenti. Entrambe emozionanti quanto l’originale.